“Second life” è il nome del progetto che si rivolge ai marittimi italiani, per offrire loro una seconda possibilità professionale, facilitando la ricerca di occupazione lavorativa a terra; dopo un congruo numero di anni infatti (in media una decina a bordo), la maggior parte dei professionisti del mare (più dell’80%) vorrebbe mettere a frutto le proprie competenze in uffici a terra, nelle compagnie marittime, ma anche al di fuori dei porti, nei diversi impieghi inerenti la logistica.
Lo studio presentato il 18 gennaio a Genova, presso l’Università di Economia, è stato fortemente voluto da Fit Cisl e finanziato dalla Itf (Federazione europea dei lavoratori dei trasporti). La ricerca è stata affidata al CIELI, Centro italiano di eccellenza sulla logistica, i trasporti e le infrastrutture dell’Università, che ha raccolto circa 700 interviste a marittimi italiani, grazie alla collaborazione dell’Agenzia ESA Group, specializzata in gestione degli equipaggi.
Ne è risultato che non sempre è semplice per i marittimi valorizzare le proprie competenze acquisite in mare. Nonostante l’83% degli intervistati abbia dichiarato di volere trovare un lavoro a terra, solamente il 23% è riuscito nell’intento. Il programma messo a punto dagli studiosi del CIELI confronta le competenze dei singoli con quelle richieste dalle aziende e individua le posizioni per le quali la coincidenza supera il 70%. Per queste figure vengono quindi indicate le carenze formative che il marittimo dovrebbe colmare per avere maggiori possibilità di assunzione. Il sistema è ancora in via di perfezionamento, ma una volta concluso potrebbe costituire un valido aiuto nella ricerca di una seconda opportunità lavorativa.
Alla presentazione presso l’Università sono intervenuti il drettore del CIELI prof. Enrico Musso e i responsabili scientifici del progetto proff. Giovanni Sanna e Francesco Parola, Remo di Fiore (Fit Cisl Itf Italy), Luca Tommasi (ITF), Gianenzo Duci (Esa Group), Eugenio Massolo (presidente dell’Accademia Italiana Marina mercantile), Genziana Giacomelli (direttrice Scuola Nazionale Trasporti e Logistica di La Spezia), Giovanni Lettich (presidente Collegio Capitani), oltre ad alcuni studiosi del settore trasporti provenienti da diverse Università europee.
Nel suo intervento, il presidente dell’Accademia Eugenio Massolo ha voluto sottolineare il ruolo di osservazione privilegiato sugli Allievi e sui marittimi in generale, avuto dall’Accademia in questi ultimi 10 anni di attività: tra i 1.300 ufficiali formati, molti tornano per i corsi direttivi, al culmine della carriera. In particolare sono evidenti alcune differenze nelle nuove generazioni di Ufficiali (ad esempio aumenta il numero delle donne a bordo, il rapporto con la tecnologia informatica è molto più facile) e il notevole salto di qualità del personale marittimo (maggiore cultura, coscienza delle opportunità e del cambiamento cui si andrà incontro nella carriera futura). “Tuttavia -ha messo in evidenza Massolo- il mondo del lavoro non sembra cogliere questo miglioramento rispetto al passato. La fidelizzazione ad esempio continua ad essere vista solamente sul sistema nave, mentre sarebbe ora che comprendesse l’apertura anche ad altri comparti a terra. I corsi attuali offerti dall’Accademia arrivano a livello di “bachelor” europeo, ben oltre il minimo STCW obbligatorio. Lo status di Ufficiale rimane in tutta la vita lavorativa e diventa un vantaggio nei rapporti interpersonali. Sicuramente occorrerà un muntamento di mentalità per facilitare il riconoscimento delle competenze dei marittimi e permettere loro di scegliere percorsi più interessanti a terra; per questo aziende e centri formativi dovranno concordare percosri di crescita nuovi e mirati”.